L’orologeria della morte
La menzogna della sifilide
All’inizio degli anni venti iniziarono a morire molte donne, la prima fu Amelia Maggia, m. 12/09/1922. La “malattia” era degenerativa, partì dai denti, marcirono e il dentista dovette toglierli. La situazione, però, non era cambiata, la sua bocca si era riempita di ascessi e perse l’uso della mandibola. Dopo i denti, le ossa iniziarono a rompersi, si ruppe l’anca e perse la mobilità. Nel suo certificato di morte c’è scritto “morta per sifilide”, una malattia sessualmente trasmissibile. In realtà il certificato era stato falsificato per nascondere una terribile e atroce morte non causata dalla sifilide.
Molte donne iniziarono a morire in circostanze strane senza alcun legame tra i loro sintomi. Erano giovani e anziane, non avevano niente in comune se non il lavoro. Tutte le decedute lavoravano alla “US Radium Corporation” con sede in Canada e negli USA. Agli inizi del Novecento era stato concesso il lavoro anche alle donne, una vera e propria rivoluzione. Questa azienda assumeva ragazze dai 14 anni in su e il loro compito era dipingere i numeri e le lancette sugli orologi.
Lo stipendio era 3 volte superiore gli altri posti quindi non ci pensarono 2 volte ad accettare la proposta. Come abbiamo gia detto dovevano solamente dipingere i numeri con una sostanza radioattiva che si illuminava al buio. Ogni volta che dipingevano un numero dovevano affilare il pennello con le labbra e, ogni volta, ingerivano una piccola parte della sostanza. Una domanda che vi sorge spontanea è: Perché non usavano l’acqua? Il motivo è perchè i dirigenti sostenevano che con l’uso dell’acqua si sprecava molto materiale.
Le ragazze, giustamente, iniziarono a informarsi sulla nocività della sostanza ma i padroni dissero che una minima quantità non avrebbe compromesso sulla salute, ma a lungo andare le portarono alla morte. Questa sostanza era mescolata con il radio, una sostanza scoperta da Marie Curie i cui rischi erano noti fin dall’inizio, anche perchè Curie morì per le radiazioni subite.
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All’epoca si pensava che una piccola quantità di radio avrebbe fatto bene alla salute tanto che i ricchi compravano l’acqua con diluito il radio. Lavorare con il radio era diventata una moda, le ragazze andavano al lavoro con vestiti bianchi da sera perché a lungo andare ance essi si coloravano con quella sostanza e avrebbe fatto un gran successo il sabato, sulla pista da ballo.
Non avvenne subito ma, dopo qualche mese, iniziarono ad ammalarsi per poi morire soffrendo dalla rottura anomala delle ossa. La rottura era causata dal radio che andava a colpire le ossa disgregandole. Nel 1924 il patologo Harrison Stanford indagò sui veri effetti che faceva sul corpo umano. Arrivò ad una conclusione agghiacciante: il radio era la causa della morte.
Iniziarono le battaglie legali contro l’azienda ma essa rispose con ricerche falsificate dove dicevano che il radio non era la causa della morte. All’epoca un avvocato non se lo poteva permettere quasi nessuno e difendersi sarebbe stato impossibile fino a quando un avvocato, Leonard Grossman, le aiutò gratuitamente. Le malate iniziarono a raccontare e a testimoniare sul letto di morte.
Non si risolse niente fino al 1928, quando morì l’inventore della sostanza. Solamente 10 anni dopo, nel 1938, i dirigenti si assunsero le colpe. Durante il processo si scoprirono cose agghiaccianti, non solo i propietari erano a conoscenza dei rischi ma si avvicinavano al radio con le dovute precauzioni: tute, mascherine e guanti.
Oggi si è affermato tutto, durante la riesumazione dei corpi delle ragazze, gli operatori trovarono una cosa sconvolgente: le loro ossa erano giallo fluorescente, come il colore del radio. Delle analisi trovarono una grande concentrazione di radio nelle ossa. Questo episodio segnò le condizioni di lavoro odierno.