La merda d’artista
Non siamo volgari, si chiama proprio così. Questa opera d’arte nasce nel 1961 da Piero Manzoni che ne sigillò 90, numerate sul tappo, in barattoli di latta, uguali a quelli utilizzati per la carne. L’artista applicò a tutti un’etichetta identificativa, tradotta in italiano, francese, inglese e tedesco, con stampato «Merda d’artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961.
Oggi i barattoli sono conservati in diverse collezioni d’arte in tutto il mondo. Il numero 01 è conservato nel Museo San Fedele di Milano, il n. 04 a Londra, al centre Pompidou, Parigi, c’è la scatoletta n. 31.
Il 7 dicembre 2016 un collezionista privato ha comprato all’asta l’esemplare n. 69 a 275 000 euro, compresi i diritti d’asta.
Manzoni disse che fossero vere e proprie reliquie e tutti dovevano trattarle come esse. Il contenuto delle scatolette non è certo, bisognerebbe aprirle per vedere cosa c’è dentro. Un amico di Manzoni, Agostino Bonalumi, affermò che nelle scatole di latta c’era solo gesso e nell’edizione dell’11 giugno 2007 del Corriere della sera disse: «Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole.».
La svolta avvenne nel 2008, il giornalista francese Bernard Bazile decise di aprirne una davanti alla folla. All’interno trovò una scatola più piccola protetta da tutte le parti da cotone. A questo punto Bazile decise di non andare avanti con l’apertura e di tenerla chiusa. Questa mossa azzardata fece raddoppiare il prezzo di tutte le scatole.