Pink Floyd a Venezia, il concerto del secolo
Il concerto che i Pink Floyd tennero a Venezia il 15 luglio 1989, da molti considerato il concerto del secolo, fu l’episodio più importante di una lunghissima tournée durata la bellezza di tre anni dal 1987 al 1990, anno in cui si chiuse nel giugno al Knebworth Park nello Hertfordshire in Inghilterra.
L’evento fu trasmesso in mondovisione e si calcola che vi assistettero oltre cento milioni di spettatori attraverso i canali televisivi ma resta ancora difficile stabilire quanti fossero invece quelli presenti nella città lagunare (taluni affermano duecentomila) che venne letteralmente presa d’assalto dalle persone arrivate da ogni dove fin dalle prime ore del mattino. Il palco fu costruito su di una piattaforma galleggiante fatta giungere da Trieste con dei rimorchiatori e ancorata nello specchio d’acqua di fronte Piazza San Marco.
Le critiche furono molte e principalmente riguardarono l’incapacità organizzativa della città ad accogliere una folla enorme di persone subendo, alla fine, l’assalto pacifico di un’orda accampata ovunque.
Ti sta piacendo l’articolo? Allora leggi…
Woodstock, il festival che radunò in un solo posto mezzo milione di persone
Ad aprile di quell’anno la proposta dell’organizzatore Fran Tomasi, veneziano d’adozione, di tenere un concerto dei Pink Floyd su un palco galleggiante, completamente gratuito e trasmesso in diretta televisiva e in mondovisione dalla Rai, era stata accolta in maniera possibilista dal Comune della città lagunare e in particolare dall’allora assessore competente Nereo Laroni. L’operazione era complessa e costosa ma unica nel suo genere.
Tutto il resto è storia
Duecentomila persone, forse qualcuna di più, occuparono ogni spazio possibile in Piazza San Marco e sulla Riva degli Schiavoni sin dal primo mattino, compresi i tetti degli imbarcaderi; qualcuno tentò anche la scalata delle impalcature del Palazzo delle Prigioni in quel momento in fase di restauro, per avere una miglior vista del palco galleggiante in quanto il Comune non aveva posizionato alcuna transenna o servizio d’ordine e nemmeno dei gabinetti chimici. Solo all’ultimo momento fu deciso un abbassamento dei decibel al punto che dalla terra ferma era quasi impossibile sentire la musica.
Il concerto fu uno dei momenti più alti della storia della band orfana del bassita Roger Waters che avava lasciato la band e cercato di tenere per se il nome attraverso una causa che, qualche anno dopo, respinse le sue richieste e lascio a David Gilmour il diritto di utilizzare il nome Pink Floyd, cosa che il chitarrista non fece mai comunque.
Quello che è certo è che fu uno spettacolo memorabile, terminato con fuochi d’artificio partiti sull’ultima nota dell’ultima canzone, che illuminarono la splendida laguna di Venezia.