A Las Vegas la Leggenda di “Shoeless Joe” è sempre viva e viene raccontata – da più di 25 anni – per mettere in guardia tutti i giocatori d’azzardo quando si siedono ai tavoli di blackjack (e non solo). “Shoeless Joe“era un vecchietto 80enne che ha fatto di tutto per vincere i massimi e poi perdere quello che aveva vinto, in un battito d’ali.
Origine del nome
Deve il suo soprannome Shoeless (letteralmente “senza scarpe”) ad un episodio avvenuto durante una partita baseball. Quel giorno il giocatore di baseball Joe Jackson aveva indossato scarpe da gioco nuove, che gli avevano causato delle vesciche ai piedi; toltesi le scarpe e, non riuscendo a mettere ai piedi nemmeno quelle vecchie, continuò la partita scalzo.
Treasure Island: l’iconico casinò dei pirati
E’ il 1995 e al Treasure Island fa il suo ingresso un uomo sull’ottantina trasandato, senza scarpe e con i denti rovinati: è uno dei tanti senzatetto della città. Una delle mille contraddizioni di Las Vegas, dove vengono ostentati la ricchezza e il lusso ma lontano dalla Strip risalta anche la povertà più estrema. Pensate che due anni prima Steve Wynn aveva speso $430 milioni per costruire la sua “isola del tesoro” nel distretto di Paradise, in pieno centro. Solo l’hotel poteva contare su 2.900 camere.
Oggi è di proprietà del miliardario Phil Ruffin e la struttura alberghiera (a 4 stelle) è gestita dalla nota catena Raddison. Una notte in piena estate può costare circa 100 dollari. Il Treasure, fin dalla sua costruzione, era collegato con il tram a una delle sale gemelle del gruppo di Wynn: The Mirage (gioiello che poi il magnate venderà a MGM).
La Leggenda di “Shoeless Joe” : il senzatetto che fece tremare i tavoli di blackjack
Veniamo a noi e torniamo alla leggenda di Joe. L’uomo viene soprannominato “Shoeless Joe” (Joe senza scarpe) dallo staff della sicurezza del casinò. All’ingresso non vogliono farlo entrare ma lui mostra un assegno per il sostegno sociale da 400 dollari e al Treasure non si fanno scrupoli e gli stendono il tappeto rosso che porta a un tavolo da blackjack. D’altronde la sua presenza quasi non si nota: la struttura si ispira al tema “pirati nei Caraibi” e di pirati (anche in giacca e cravatta) ce ne sono parecchi nelle stanze del casinò.
Il suo gioco a blackjack viene definito “atroce” da chi ha la fortuna di assistere a una partita che passerà nella storia di Las Vegas. “Shoeless Joe” agisce quasi senza alcun criterio. Fa scommesse senza senso, nessuna logica ma inizia a vincere. Sappiamo bene che il blackjack è il gioco nel quale la casa ha minore house edge in assoluto, di fronte a un bravo giocatore, il banco è al limite e se non è la serata giusta, si rischia di perdere parecchio, non nel lungo periodo però.
Se il player è bravo a contare le carte e non farsi sgamare (molto difficile) ha un edge anche nel long term, ma in Nevada sono specializzati proprio nel capire quando un giocatore sta contando (anche attraverso i suoi schemi di puntata).
“Shoeless Joe” è un’eccezione che conferma la regola: più commette sbagli e più vince, la fortuna è dalla sua parte. Vince, vince e rivince. Lui cosa fa? Quello che non dovrebbe fare mai nessuno: aumenta le puntate. Più vince e più scala le bet. Finisce la prima giornata e ha in tasca 60mila dollari. Una cifra considerevole, soprattutto per lui, negli anni ’90 una discreta fortuna. Ma non si ferma.
Il giorno dopo si ripresenta al casinò: inizia a bettare con colpi da 5mila dollari (di più non è consentito a Treasure Island). Continua a fare scelte senza senso ma la dea bendata lo bacia in fronte. Si ritrova in tasca 1,6 milioni di dollari dopo 5 giorni di action folle.
Scappa King Joe, scappa!
I manager del casinò non si disperano: lo trattano come un re. King Joe ottiene lo status di cliente high roller, inizia così la sua fine. Sono i ruggenti anni novanta e a Las Vegas non si sono mai fatti scrupoli, figuriamoci in una sala ispirata alle gesta dei pirati. Qualcuno gli suggerisce: “Scappa Joe! Scappa con il tesoro in mano”. E invece no! Lui rimane, non si accontenta del bottino da 1,6 milioni.
Ha una suite privata gratuita, cibo e liquori illimitati e sigari, tanti sigari. Viene trattato come un re e rimane invischiato nella trappola. Il fascino della Strip gli risulta fatale. Vita da high roller, il lusso e le belle donne sono inebrianti, facile perdere la bussola, nonostante la consapevolezza della vita dura della strada.
Il premio di consolazione di Steve Wynn Continua a scommettere senza alcun criterio a cifre folli e la sorte gli presenta il conto. Joe perde tutto quello che aveva vinto e lascia il casinò con le tasche vuote così come quando aveva fatto il suo ingresso. Joe era detestato dai dealer: ogni volta che facevano 21, l’uomo li insultava malamente.
Rimarrà solo la leggenda (in senso negativo) e un premio di consolazione: quando stava vincendo una fortuna, da vecchio pirata, Steve Wynn gli ha fatto firmare un contratto da 10mila dollari, per la cessione dei diritti cinematografici sulla sua storia. L’esito negativo però della partita non ha conquistato Hollywood.
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