L’Italia è fuori dal mondiale in Qatar, ma forse è doveroso ricordare che per costruire gli stadi sono morti migliaia di schiavi e questo succede nel 2022
Oltre 6.500 operai morti in 11 anni durante i lavori per la costruzione degli stadi della Coppa del Mondo 2022 in Qatar. Si tratta di una media di 12 decessi a settimana. Lo denuncia un’inchiesta del Guardian, che ha rivelato la strage insieme alla fondazione Humanity United.
Saranno i primi mondiali a disputarsi in inverno. L’assegnazione decisa da Blatter fece discutere e non poco, costringendo a rivedere tutti i calendari delle principali federazioni internazionali, oltre alle Coppe europee. Il Qatar si sta preparando per il grande evento del 2022, purtroppo non senza contrattempi.
Embed from Getty ImagesAl di là della pandemia, che ha complicato i piani degli organizzatori, si sono aggiunti altri problemi interni, legati alla costruzione degli impianti in cui si dovrà giocare. Secondo un’inchiesta condotta dal quotidiano inglese “The Guardian”, ci sarebbero stati fino ad oggi almeno 6.500 morti tra i lavoratori che si stanno occupando dei nuovi stadi.
La maggior parte di essi è proveniente da Paesi stranieri e starebbe lavorando in condizioni di sicurezza precaria e senza alcun tipo di assistenza. Un bilancio pesantissimo e in continuo aumento, come testimoniato dalla fonte britannica.
La maggior parte dei lavori di costruzione è concentrata dentro e intorno alla capitale, Doha, con un totale di sette nuovi stadi. Attorno ad essi dovranno sorgere anche hotel, un nuovo aeroporto e importanti infrastrutture stradali e di transito. Il tutto per farsi trovare pronti per il via di novembre 2022.
Embed from Getty ImagesPurtroppo questi progetti fanno affidamento su migranti che vengono invogliati a lavorare con contratti bassi dal punto di vista economico e rischiosi, per le condizioni in cui ci si trova ad operare. La mano d’opera, proveniente dalle zone più povere del mondo, si ritrova a dover sottoscrivere contratti da cui non può liberarsi senza il benestare del datore di lavoro.
Una sorta di trappola da cui è difficile dimenarsi. In tutto questo più di 6.500 persone hanno già perso la vita nel corso di questi anni (l’assegnazione risale al 2010). Secondo quanto rivelato dal “Guardian” gli operai provengono principalmente dai seguenti Paesi: India, Nepal, Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka, oltre a Kenya e Filippine.
Per quanto mi riguarda restare fuori da questo Mondiale, dove i diritti dei più deboli vengono ignorati e calpestati tutti i giorni, è un privilegio. Dovremmo dare sempre più voce ai caduti sul lavoro e non a un pallone.